La popolazione italiana sta invecchiando gradualmente. L’innalzamento dell’età rende sempre più necessarie politiche attive per gli anziani, a tutela del loro benessere e di una vecchiaia dignitosa ed assistita.
Questo il tema al centro del convegno che si è tenuto nel corso della XXIII edizione della Festa della Fipac, in corso a Licata. Al dibattito sono intervenuti: l’On. Daniela Sbrollini, Vice Presidente Commissione Sanità della Camera, Lino Busà, Direttore Nazionale FIPAC e Vittorio Messina, Presidente Confesercenti Sicilia. Il Sottosegretario alla Salute Davide Faraone ha inviato un contributo, che è stato letto nel corso dell’iniziativa.
“Negli ultimi anni – ha spiegato nel suo intervento Lino Busà – abbiamo registrato il moltiplicarsi di casi di abbandono delle cure mediche da parte di molti anziani, per motivi economici o per gli eccessivi tempi di attesa. Un fenomeno che desta preoccupazione, e che mette in luce la necessità di cambiare la nostra sanità, superando il modello insostenibile centrato sulla medicina riparativa per puntare sulla prevenzione e la medicina d’iniziativa. Occorre – ha aggiunto il Direttore FIPAC – garantire la salute a tutti e servizi assistenza sul piano socio sanitario, soprattutto per le persone che soffrono di patologie croniche o degenerative e che non devono sentirsi soli e abbandonati”.
Da quanto è emerso dalla seconda indagine sul rapporto tra sanità e over 65, condotta da FIPAC in collaborazione con SWG, infatti, la salute costa cara agli anziani. In media, nell’ultimo anno, gli over 65 hanno speso in sanità 455 euro, una cifra non lontana dall’importo di una mensilità di pensione minima (500 euro circa). Troppo oneroso anche l’accesso al sistema sanitario nazionale: più di un anziano su tre (il 35%) ammette di aver rinunciato ad una visita diagnostica specialistica, proprio a causa del costo eccessivo del ticket sanitario. A parte i costi, però, gli anziani trovano difficoltà di accesso alla sanità pubblica in termini di attesa. La riduzione dei tempi d’attesa per la diagnostica e per le visite specialistiche è in cima anche alla classifica degli interventi più richiesti dagli over65, con il 38% delle indicazioni. Seguono l’assegnazione di risorse maggiori al servizio sanitario nazionale (17%) e la riduzione della complessità burocratica (12%), mentre uno su dieci vorrebbe uno sconto del ticket per i redditi più bassi.
“E’ fondamentale – spiega l’Onorevole Sbrollini – mettere al centro i bisogni della persona, sia i bisogni attuali sia quelli previsti per i prossimi anni e garantire a tutti l’accesso alle cure. I bisogni non riguardano solamente l’aspetto fisico della persona, ma anche il suo stato di benessere globale, compreso quello psicologico e sociale. Stiamo pian piano ridisegnando il welfare del nostro Paese, vogliamo un welfare sempre più moderno capace di sostenere tutti nelle diversità delle difficoltà che una persona o una famiglia possono incontrare. Bisogna adeguare servizi e strutture sociosanitarie prendendo in considerazione soprattutto l’invecchiamento della popolazione e il pieno sostegno a chi vive, anche temporaneamente, in condizioni di difficoltà. La sanità deve essere sempre più considerata come unì investimento per la qualità della vita del nostro Paese e per tutti i cittadini, e non una spesa. Una sanità moderna è un servizio che accompagna la persona in tutte le fasi della vita, intervenendo sia attraverso la prevenzione che attraverso la cura.”
Per concretizzare questa linea, dopo oltre quindici anni di tagli, in questa legislatura non sono stati tagliati i fondi alla salute, abbiamo detto basta con i tagli lineari. Il fondo sanitario nazionale è sempre cresciuto e lo farà in futuro.
“Pur non potendo essere fisicamente presente voglio, però, offrire il mio contributo – ha scritto il Sottosegretario alla Salute Davide Faraone in una lettera che è stata letta nel corso dell’incontro. Il sistema del welfare deve saper porre in atto tutte le azioni necessarie per affrontare un momento di crisi così importante, come quello che stiamo attraversando; azioni guidate da una concezione del welfare come strumento di investimento in innovazione, come un “collante” di coesione sociale. Rendere coerenti le azioni di programmazione sanitaria e quelle del comparto sociale è oramai una necessità irrinunciabile nell’assistenza della persona fragile. Le progettazioni e le azioni devono pertanto vedere coinvolta e partecipe la comunità con le proprie richieste e con le proprie risorse. L’innovazione tecnologica deve coinvolgere estesamente l’organizzazione della Pubblica amministrazione, della struttura produttiva, dei servizi e delle infrastrutture, fino a giungere ai singoli cittadini, soprattutto a quelli con maggiori difficoltà. Occorre valorizzare il vasto patrimonio di buone pratiche diffuse nel territorio e contrastare l’insorgenza dei bisogni, attraverso opportune strategie di prevenzione intersettoriale”.