Negli ultimi sei anni – dice Lino Busà, Direttore di Fipac Confesercenti – la mancata perequazione ha portato le pensioni da 2.000 euro lordi
“La decisione della Corte Costituzionale sulla perequazione dei trattamenti pensionistici era in parte scontata, ed era anche stata anticipata dalla stampa. Ma il problema rimane. Tra innalzamento dell’età pensionabile e conferma del blocco dell’indicizzazione al costo della vita, saremo costretti ad andare a lavoro con la badante, ma da pensionati non potremo più permettercelo”.
A dichiararlo, in una nota, è Lino Busà, Direttore di Fipac Confesercenti.
“Negli ultimi sei anni mancata perequazione ha portato le pensioni da 2.000 euro lordi – assegni certo non da nababbi – a perdere il 7,6% del potere d’acquisto. Un’enormità, soprattutto se si considera che per le persone più anziane le spese sono in continuo aumento, tra farmaci, necessario ricorso a servizi sanitari privati, ticket, superticket e assistenza domiciliare. E stanno crescendo ancora più velocemente in questo momento, in cui siamo di fronte ad una ripartenza dell’inflazione: se non si rivedono i parametri del blocco, ci saranno problemi seri ed un progressivo ed ulteriore impoverimento dei pensionati. Noi rispettiamo il parere della Corte e capiamo l’esigenza di non mandare all’aria le finanze pubbliche, ma occorre valutare attentamente cosa questo voglia dire per i cittadini. La speranza è che almeno parte dei miliardi di euro risparmiati vengano destinati ai giovani, il cui accesso al lavoro sarà ancora più difficile proprio a causa dell’innalzamento dell’età di pensionamento”.