Il Presidente di Fipac Confesercenti: nel testo nessun intervento a favore della sanità, solo il rischio concreto di un nuovo taglio nel 2018
“La Legge di Bilancio non è la svolta che auspicavamo: continua infatti il sotterraneo, costante e significativo definanziamento della spesa sanitaria”.
A lanciare l’allarme è il Presidente di Fipac Confesercenti Sergio Ferrari in occasione della giunta nazionale dell’associazione, riunita a Roma.
“Le risorse allocate per la spesa sanitaria sono largamente insufficienti, sia in rapporto al Pil sia – soprattutto – come spesa pro-capite: l’Italia rimane sotto la media OCSE e nella sola Europa ci sono ben 14 Paesi che investono più di noi nella salute dei cittadini. Tra i paesi del G7 siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica destinati alla sanità, ma secondi per spesa ‘di tasca propria’. Gli italiani ormai pagano circa 9 miliardi di euro l’anno per i servizi relativi alla salute, il segnale inequivocabile di come, negli ultimi anni, la politica abbia scaricato su di loro una quota crescente degli oneri sanitari”.
“In questo scenario”, continua Ferrari, “pur essendo consapevoli delle condizioni della finanza pubblica, non ci aspettavamo miracoli per la sanità dalla Legge di Bilancio: tuttavia, garantire le risorse per il rinnovo di contratti e convenzioni – oltre che per lo sblocco del turnover – rappresentava il segnale minimo sia per confermare la sostenibilità dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, sia per dare un simbolico riconoscimento a tutti i professionisti della sanità che in questi anni hanno sostenuto un Ssn pesantemente definanziato. Al tempo stesso, l’eliminazione del superticket sembrava un intervento di equità sociale irrinunciabile, così come la previsione – da noi richiesta – di un finanziamento certo per la non autosufficienza. Purtroppo però la Legge di Bilancio 2018 è sbarcata in Parlamento con un solo punto fermo relativo alla sanità: la sanatoria dell’esubero della spesa farmaceutica pregressa. Nessun cenno sul rinnovo di contratti e convenzioni, né sullo sblocco del turnover, sull’abrogazione del superticket, sugli investimenti per l’edilizia sanitaria. Ma solo il rischio concreto – ed inaccettabile – di un’ulteriore riduzione di 300 milioni di euro del fondo sanitario nel 2018”.