Vai al contenuto
Home » Lavoratori domestici: Inps, più italiani e meno stranieri. Cala numero complessivo

Lavoratori domestici: Inps, più italiani e meno stranieri. Cala numero complessivo

 

In calo il numero di lavoratori domestici stranieri che risultano complessivamente in ribasso. Lo segnala l’Inps che spiega come colf, tate, badanti siano “sempre più italiane: nel 2018 i contribuenti all’Inps sono stati pari a 859.233, con un decremento, rispetto al 2017, dell’1,4% (-11.807 in valore assoluto); una più ampia diminuzione si è registrata nel biennio 2013-2014 (-4,9%), dopo il forte aumento del numero di lavoratori del 2012 (+12,3% rispetto all’anno precedente) per effetto della sanatoria riguardante i lavoratori extracomunitari irregolari. Tra questa classe di lavoratori l’88,4% sono donne”.

 

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE – La distribuzione territoriale dei lavoratori domestici in base al luogo di lavoro evidenzia che il Nord-Ovest sia l’area geografica che, con il 29,7%, presenta il maggior numero, seguita dal Centro con il 28,4%, dal Nord-Est con il 20,0%, dal Sud con il 12,3% e dalle Isole con il 9,6%. La regione con il numero più elevato di “domestici”, sia per i maschi che per le femmine, è la Lombardia, con 155.467 unità pari al 18,1%, seguita dal Lazio (14,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra più della metà dei lavoratori domestici in Italia.

GLI STRANIERI – Gli stranieri sono ovviamente la componente numerica più forte, visto che nel 2018 risultano essere il 71,4% del totale. Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, in Lombardia si concentra la maggior parte dei lavoratori domestici stranieri nell’anno 2018, con 125.547 unità (il 20,5% del totale), a seguire il Lazio (17,1%) e l’Emilia Romagna (10,1%); gli italiani, invece, sono maggiormente presenti in Sardegna (15,2%), Lombardia (12,2%) e Lazio (9,0%). Rispetto al trend decrescente del complesso nel triennio 2016-2018 gli italiani mostrano un andamento decisamente crescente pari a +11,4%. Nell’ultimo anno, a livello regionale, i lavoratori domestici italiani aumentano in quasi tutte le regioni, in particolare in Umbria (+7,0%), Friuli Venezia Giulia (+6,3%) e Toscana (+6,0%), mentre solo Calabria, Basilicata, Trentino Alto Adige e Campania presentano variazioni negative. Al contrario gli stranieri, nel suddetto triennio, calano del 6,3%, -3,3% nell’ultimo anno con una diminuzione generalizzata in tutte le regioni, in particolare Basilicata (-9,9%) e Puglia (-8,8%) e con la sola eccezione del Friuli Venezia Giulia in cui si registra un aumento dei domestici stranieri del 2,1%.

PAESI PROVENIENZA E TIPOLOGIA RAPPORTO LAVORO – Con riferimento ai dati 2018 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici: 362.294, pari al 42,2%. Analizzando i dati dei “domestici” per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, è evidente una prevalenza di “colf” che costituiscono nel 2018 circa il 53,0% del totale. La tipologia “Colf” a prevalente tra italiani e quasi tutti gli stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Asia Medio Orientale, in cui prevale la tipologia “badante”. Nel 2018 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un lieve incremento (+1,5%), più elevato per i lavoratori di nazionalità italiana (+9,1%). Il numero di colf, invece, evidenzia un decremento pari al -3,7%, influenzato maggiormente dalla diminuzione di persone provenienti dall’Europa dell’Est (-6,9%) e dall’Africa del Nord (-12,6%), mentre presentano un lieve incremento quelle che vengono dall’America Centrale (+0,6) e gli italiani (+0,4%).

CLASSI ETA’ – Sempre nel 2018 la classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17,5% del totale, mentre il 15,9% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 2,0% ha un’età inferiore ai 25 anni. Complessivamente nel 2018 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 34,4% del totale, dieci anni fa, sotto i 45 anni, erano il 61,4%.

ORE LAVORATE – Nell’anno 2018 la classe modale dell’orario medio settimanale è “25-29 ore”, sia per badante sia per colf e, a livello complessivo, pesa per il 28,5%. Tuttavia, si osserva che ben il 53,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto badante, proprio per la caratteristica del lavoro che svolge, si concentra nelle classi che seguono la classe modale e quindi lavora mediamente più di 30 ore a settimana; mentre il 51,7% dei lavoratori con tipologia di rapporto colf si concentra nelle classi che precedono la classe modale e quindi lavora mediamente meno di 25 ore a settimana. Dall’andamento dei contributi, sembra che quasi la metà dei “domestici” abbiano almeno un lavoro durante tutto l’anno, seppure non coprendo interamente le ore lavorabili nella settimana.

RIMESSE: Un articolo del Sole 24 Ore, partendo da un dossier Domina e Fondazione Moressa su “L’impatto del lavoro domestico nei Paesi d’origine” rendeva noto come i “risparmi inviati nei Paesi d’origine da lavoratori domestici stranieri, che operano in Italia, è pari 1,4 miliardi, con una stima di circa 2.200 euro annui inviati. Il volume maggiore riguarda le Filippine (255 milioni).