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PNRR e sanità, tra il dire e il fare

Nel corso della presentazione al Parlamento Draghi ha invitato ad inquadrare il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza con questa prospettiva ben precisa: “Non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere, ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare. Dico questo perché sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio”.

Ora una pioggia di euro si sta per abbattere sulla pubblica amministrazione, solo la missione 6 Salute può contare su un finanziamento di 15,63 miliardi cui si aggiungono 1,71 miliardi di React Eu e 2,89 miliardi del fondo complementare.

Il rischio concreto è ora che la macchina burocratica, già largamente inefficiente, si ingolfi bloccandosi del tutto, soprattutto quando si tratterà di impiegare sul territorio i fondi stanziati da parte delle amministrazioni regionali.

Un esempio lampante della inefficienza della macchina pubblica, soprattutto a livello locale, lo abbiamo già avuto con l’impiego dei fondi stanziati per il potenziamento delle terapie intensive e semintensive. A più di un anno dallo stanziamento dei fondi sono stati attivati solo ¼ dei 3500 letti previsti per le terapie intensive con enormi differenze tra regione e regione (80% in Emilia Romagna, 0% in Molise e Basilicata).

Le grandi ambizioni messe nero su bianco nel PNRR richiedono ora lo sforzo maggiore, tradurre le idee in progetti concreti e questi ultimi in realtà. Per questo ci voglio persone capaci e lungimiranti.

Parliamo della Missione 6 Sanità del piano dove oltre ai potenziamenti delle strutture ospedaliere sono previsti tutti gli interventi finalizzati al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi sociosanitari ed il rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio mediante il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali come le Case della Comunità, strutture fisiche in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali e gli Ospedali di Comunità, ovvero strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e degenze di breve durata.

Sono progetti molto ambiziosi che sarebbero sfidanti anche per amministrazioni efficienti. È quindi scontato gli attuali mezzi amministrativi non saranno in grado di reggere un simile carico. Diventa perciò necessario che il Governo dia subito il via all’attivazione di poteri sostitutivi che sostengano o sostituiscano le amministrazioni locali.

Come sempre la trasparenza nelle procedure sarà l’arma vincente per riuscire ad ottenere gli obiettivi prefissi. Compito della società civile espressa in tutte le sue associazioni sarà quello di tenere vivo il dibattito sul cambiamento e vigilare costruttivamente sull’andamento dei vari progetti evidenziando carenze e ritardi così da favorire il buon fine dei progetti.