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Alzheimer: Fipac, mancano fondi certi per non autosufficienza

Le famiglie spendono 10 miliardi di euro all’anno per l’assistenza

Assistenza anziani

La sensibilizzazione è fondamentale: ma per sostenere concretamente i malati di Alzheimer servono risorse consistenti e certe da destinare al fondo nazionale per la non autosufficienza. Purtroppo non è così, e le famiglie sono costrette a sobbarcarsi quasi completamente i costi dell’assistenza, pagando 10 miliardi di euro l’anno.

A lanciare l’allarme, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, è Fipac, la federazione dei pensionati Confesercenti.

“I fondi per la non autosufficienza dovrebbero essere una voce certa e definita di spesa”, spiega Lino Busà, Direttore nazionale Fipac. “Non è così: ogni anno si lavora per trovare gli accantonamenti in sede di definizione della Legge di Bilancio, lasciando nell’incertezza operatori e famiglie”.

“Eppure la non autosufficienza – dice ancora Busà – è un problema molto serio in Italia, dove ci sono 3 milioni di persone non autonome. Se si considera che l’età anagrafica si allunga e che ci sono sempre più malattie che incidono sulla capacità di poter badare a sé stessi ci si rende conto che l’autosufficienza deve essere una voce certa nella contabilità pubblica del Paese. A questa incertezza di fondo si aggiunge la profonda diseguaglianza dei servizi sul territorio. Gli interventi delle varie Regioni, a cui è demandata l’assistenza, differiscono notevolmente fra loro per la quantità di risorse destinate e per l’efficienza e la qualità dei servizi effettuati ed erogati”.

“Ragioni di opportunità e di sostenibilità – conclude Busà – stanno sempre più spingendo le politiche pubbliche verso un modello di sanità meno centralizzato, in cui l’ospedalizzazione è riservata agli “acuti” e vengono potenziate l’assistenza integrata post-ospedaliera e quella domiciliare, attraverso la rete dei servizi territoriali. Ma mentre la transizione verso l’ospedalizzazione per “acuti” si sta realizzando, sull’assistenza siamo indietro per problemi organizzativi e di risorse. La conseguenza è un aumento delle persone costrette ad affidarsi a servizi sanitari privati, fenomeno che sta creando una “disuguaglianza sanitaria” che favorisce le famiglie più abbienti, a scapito di quelle più povere. Noi non lo possiamo accettare perché il diritto alla salute è uno dei pilastri fondamentali del nostro Paese”.

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