Il rischio di povertà o esclusione sociale nel 2013 diminuisce tra gli anziani soli, (dal 38,0% al 32,2%), i monogenitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%). Lo rileva l’Istat, aggiungendo però che c’è stato un peggioramento tra le famiglie con tre o più figli: dal 39,8% si sale al 43,7%. Il rischio di povertà o esclusione sociale mostra la diminuzione più accentuata al Centro e al Nord (-7,7% e -5,9% rispettivamente), mentre nel Mezzogiorno, dove si registra una diminuzione del 3,7%, il valore si attesta al 46,2% (più che doppio rispetto al resto del Paese). Oltre che nel Sud e nelle Isole, l’Istat registra valori elevati dell’indicatore tra le famiglie numerose (39,8%), con un solo percettore (46,1%), con fonte di reddito principale proveniente da pensione o altri trasferimenti (34,9%) e tra quelle con altri redditi non provenienti da attività lavorativa (56,5%); è inoltre più elevato tra le famiglie con reddito principale da lavoro autonomo (30,3%) rispetto a quelle con reddito da lavoro dipendente (22,3%). I valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale si registrano tra i residenti del Mezzogiorno. Nel 2012 la metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito netto non superiore a 24.215 euro l’anno (circa 2.017 al mese). Mentre nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie abbia in realtà percepito meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord (per il Centro il valore sale al 96%).
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