FIPAC sta valutando le modalità di una presenza più efficace nell’azione giudiziaria
Non c’è settimana che la cronaca non faccia emergere casi di violenza o di maltrattamenti nei confronti degli anziani ospiti di diverse residenze protette.
Emergono sopraffazioni, umiliazioni di una gravità assoluta, ancora più odiosi perché inflitti a persone con gravi disagi psichici e motori, verso i quali l’attività di assistenza e cura dovrebbe avere forme ancora più caritatevoli.
Turni di lavoro massacranti, scarsa professionalità, incapacità di gestire situazioni di stress emotivo trasformano “normali” cittadini in bestie che compiono azioni efferate e indicibili.
Le telecamere possono risolvere solo una parte del problema – seppure non secondario – quello dell’accertamento di fatti e delle prove nei processi, resta il grande nodo della formazione del personale, della gestione delle residenze protette a cominciare del rapporto ospiti-personale e di una più stringente regolazione delle case-famiglia, che stanno diventando i luoghi dove si registrano il maggior numero di casi.
Le ASL, gli enti locali e l Regioni, debbono con più efficacia controllare il permanere dei requisiti di capacità psico-professionale del personale impiegato e di idoneità delle strutture.
FIPAC continua il suo impegno di monitoraggio e di denuncia, di interlocuzione con i decisori politici, mentre sta valutando le modalità di una presenza più efficace nell’azione giudiziaria.