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Nonni in fuga verso i paesi low cost dove la sanità è più accessibile. Presentato il dossier di Fipac Confesercenti

La meglio vecchiaia va a curarsi all’estero, forse in cerca anche di una vita migliore. Stritolati dalle pensioni basse, dai tempi biblici delle liste d’attesa, impossibilitati dai farmaci troppo costosi gli over 65 si rivolgono sempre più ai paesi low cost. Un fenomeno che, negli ultimi 5 anni è cresciuto del 20 per cento ed ha coinvolto circa 400 mila anziani che, a causa della scarsa capacità di acquisto delle pensioni, non riescono a pagare le cure necessarie e mantenere un adeguato livello di vita e per questo si sono trasferiti nei paesi low cost. Ad oggi,  è stato stimato che circa 270 mila degli anziani coinvolti nelle fughe all’estero percepiscono una pensione che va da 650 a 1000 euro, mentre 130 mila fra 1000 e 1500. Il Censis denuncia che, a causa dei costi della sanità, sono oltre 9 milioni gli italiani che hanno rinunciato a  curarsi: rimandano visite e interventi, si rassegnano ad aspettare tempi biblici per le analisi, di questi ben 2 milioni sono anziani, vale  a dire quelli che ne avrebbero più bisogno. E’ quanto emerge da un dossier presentato da Fipac Confesercenti, dove viene analizzato il rapporto tra anziani e sanità. Tra le mete più gettonate, secondo Fipac, ci sono: Romania, Cipro, Malta, Slovenia, Canarie. E se un tempo curarsi all’estero era un privilegio per ricchi, oggi la bilancia si è invertita e sono proprio i pensionati, impoveriti dalla crisi, che si rivolgono ai paesi dove la sanità è a basso costo. La Romania, si conferma meta ambita per le cure odontoiatriche. Sono proprio le visite dal dentista quelle a cui gli italiani rinunciano più spesso, fino a ridurre  le visite  del 23%. Solo nel 2012,  le visite odontoiatriche sono state 2,8 milioni, pari a 4,7 ogni 100 persone, in sensibile riduzione rispetto al 2005 quando erano 3,7 milioni cioè 6,4 ogni 100 persone. Eppure, queste  cure, dopo quelle farmaceutiche, rappresentano la principale fonte di spesa per i servizi sanitari (12 miliardi di euro la spesa annua per cure odontoiatriche secondo il Censis). Si tratta infatti di una voce di spesa che non viene coperta dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), se non per una ridottissima fetta della popolazione. E’ indubbio, che i tempi della sanità pubblica sono lunghissimi:  si può anche attendere oltre 5 mesi per un ecodoppler, 360 giorni per una mammografia, 225 per una visita cardiologica. “Ci sono più di 7 milioni di pensionati- spiega Massimo Vivoli presidente di Fipac Confesercenti-  che vivono con meno di mille euro al mese, molti dei quali costretti a rinunciare alle cure mediche, alla salvaguardia della  propria salute e spesso impossibilitati anche a fare la spesa. Questo fenomeno non è stato certamente limitato dall’attuale Legge Fornero che ha dato gli ultimi colpi a un welfare fragile  e con esso a un debole  mercato del lavoro. Crediamo- conclude Vivoli- indispensabile un graduale adeguamento dei trattamenti minimi di pensione e l’innalzamento della no tax area, uno strumento necessario per ridare un po’ di ossigeno ai pensionati. Certamente, un buon punto di partenza potrebbe essere quello di garantire un bonus necessario per integrare le pensioni e un sostegno ai lavoratori autonomi”.  Eppure, a determinare  i prezzi continuano ad aumentare e molti  anziani vanno verso mete vicine come le Canarie. Qui, vivono già circa 20 mila connazionali e le cure mediche seguono gli standard europei. Si può accedere anche con una semplice polizza medica privata che prevede una copertura totale per la modica cifra di 40-80 euro al mese. A favorire il basso costo delle cure è l’Iva al 4 per cento. Questo fenomeno è in aumento, non solo perché l’economicità delle isole ha favorito i trasferimenti degli over 65, ma anche per il fatto che molte famiglie non riescono a mantenere i propri anziani. Una famiglia su tre, infatti, non può permettersi una badante, a fronte di un costo della vita aumentato ineluttabilmente, a discapito delle pensioni che  restano ferme. E dunque, chi può andare via, cercare di invecchiare serenamente, senza pensare all’assistenza sanitaria sceglie un luogo low cost e possibilmente vicino casa, raggiungibile da figli e nipoti. L’altra faccia della crisi, ambulatori sociali, spesso portati avanti con il contributo di volontari, che provano così a supplire o a fare da ponte con il Servizio sanitario nazionale. Da Milano a Roma, passando per il Sud,  gli ambulatori dedicati a chi non può permettersi le cure sono in continuo aumento.  Pensati in origine solo per gli stranieri che arrivavano in Italia, oggi forniscono prestazioni anche ai connazionali che chiedono prevalentemente i farmaci da banco e inacquistabili per i livelli pensionistici e la povertà sanitaria cui molti pensionati sono costretti. “L’Italia- spiega Lino Busà direttore della categoria pensionati di Confesercenti-  non sembra essere un paese per over 65, eppure, in dieci anni la popolazione anziana è cresciuta del 15,8 per cento, mentre il welfare ha subito numerosi tagli.  Non c’è da stupirsi dunque per la crescita esponenziale dei poliambulatori sociali e per l’aumento dei suoi fruitori anche tra gli italiani. E’ paradossale, che a fronte di una percentuale di fuga così elevata, dei tempi di attesa esorbitanti, di impossibilità di accesso alle cure mediche, la  sanità pubblica costa”.

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