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Pensioni: Fipac, stop ad aumento età pensionabile, automatismo da ripensare

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“Damiano e Sacconi hanno ragione: l’aumento previsto dell’età pensionabile deve essere congelato. E bisogna farlo con la prossima Legge di Bilancio, che è l’ultima occasione utile”. A dichiararlo è Lino Busà, Direttore di Fipac Confesercenti.

“Contestualmente al congelamento dello scatto, è necessario che il Governo riveda il meccanismo di adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita, reso obbligatorio dalla Riforma Fornero. Anche perché, combinato all’innalzamento dei requisiti anagrafici dettato dalla stessa riforma, sta dando risultati grotteschi. Senza stop, in Italia andremo in pensione a 66 anni e 7 mesi già dal 2018: in Germania accadrà solo nel 2029, undici anni dopo di noi. Un problema reale, che paradossalmente il Governo ha già riconosciuto con il varo dell’Ape, che è appunto un meccanismo di flessibilità in uscita”.

“Per quanto riguarda invece l’omologazione uomo-donna – sostiene Busà – già con i 65,7 anni attuali il dato anagrafico di pensionamento delle donne italiane è tra i più alti d’Europa, dopo Irlanda (66), Portogallo (66,2) e Grecia (67).  Noi non siamo contrari all’allineamento, ma lo vorremmo vedere al ribasso, fissando l’età pensionabile a 65 anni come nella maggior parte dei Paesi europei. Sarebbe un modo anche per aiutare i giovani, visto che la riforma Fornero ha intrappolato quasi un milione di over54 nella loro occupazione, creando un ostacolo formidabile all’ingresso dei nostri ragazzi nel mondo del lavoro.  Anziché ipotizzare un piano per garantire un assegno minimo da 650-680 euro a quei giovani che rientrano nel sistema contributivo e hanno avuto carriere discontinue, facciamo in modo che trovino un lavoro retribuito, secondo regolare contratto. Questo è il nodo da sciogliere per dar loro dignità di vita oggi e quando saranno anziani”.