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Pensioni, Vivoli (Fipac Confesercenti): “Perequazione negativa costa 300 milioni di euro ai pensionati, sarebbe stata meglio sanatoria"

 Allargare il bonus anche a chi prende le pensioni e rivedere la riforma Fornero: serve più flessibilità in uscita”

Il 2015 sarà pure l’anno della svolta, ma per i pensionati inizia male: si vedranno infatti togliere dall’INPS 300 milioni di euro, attraverso le ormai ben note decurtazioni sugli assegni di gennaio e febbraio. E’ questo  l’effetto – stimato da Fipac in occasione della riunione della Presidenza Nazionale, oggi a Roma – della perequazione automatica, il meccanismo di rivalutazione che adegua le pensioni al costo della vita. E che nel 2014 è stata negativa, visto che l’inflazione programmata è stata più alta di quella reale dello 0,1%: eccedenza che l’INPS ha già corrisposto ai pensionati lo scorso anno e che si riprenderà nei primi due mesi del 2015.

“Si tratta di un altro esempio di come viene trattato il problema previdenziale in Italia: cassa, solo cassa, e nessun rispetto per gli anziani”, spiega  Massimo Vivoli, Presidente Fipac e Vice Presidente Nazionale di Confesercenti. “Se l’inflazione è meno di quella prevista di uno 0,1%, quello 0,1% viene tolto ai pensionati, senza spiegazioni. Questa è una vergogna, dal punto di vista sociale e morale, visto che anche il trattenere un solo euro in una situazione tanto difficile comporta disagi, soprattutto se si considera che dei 300 milioni tolti, circa 180 sono stati sottratti proprio ai pensionati più deboli, quelli che prendono assegni dai 1.500 euro in giù. Sarebbe stato meglio immaginare una sanatoria: ma le sanatorie, si sa, si fanno solo per coloro che hanno redditi e peso economico molto interessanti, mentre per i pensionati sembra valere solo e sempre la legge dell’Austerity. Invece andrebbe riaperta pure la questione dell’esclusione dei pensionati dal bonus di 80 euro: allargarlo anche a loro non solo riparerebbe un’ingiustizia, ma avrebbe un effetto positivo sui consumi, probabilmente maggiore di quello avuto dagli 80 euro finora”.

“Le revisioni del sistema previdenziale – continua Vivoli – non devono nascere da sole esigenze di cassa, ma devono andare nella direzione di un miglioramento delle condizioni di vita di quei milioni di pensionati che ormai vivono in condizioni di povertà, mentre altri si impoveriscono ogni giorno”.

“Sui pensionati – sottolinea il Presidente Fipac – grava inoltre l’incertezza intorno al futuro del sistema previdenziale.  Il Ministro Poletti ha annunciato l’intenzione di riaprire nei prossimi mesi il dossier pensioni, e anche il nuovo presidente dell’Inps sembra favorevole a nuovi interventi ‘correttivi’. Si parla, in particolare, di contributo di solidarietà sugli assegni medi e alti: dichiarazioni che ci preoccupano non poco. Desta ancora più allarme l’ipotesi che pare tornata in campo di un ricalcolo delle pensioni al fine di colpire parte del differenziale esistente fra sistema retributivo e contributivo, oltre una certa soglia. Limite oltre in quale, al netto, esistono anche modeste pensioni medie. Se poi l’obiettivo fosse quello di sanare il buco creato con gli esodati si raggiungerebbe il risultato assai poco invidiabile di riparare ad un errore con un’ingiustizia”.

“Anche se utile prevedere un nuovo contributo sulle pensioni medie ed alte – conclude Vivoli – meglio sarebbe utilizzare le risorse disponibili per i pensionati più poveri ed archiviare il disastro provocato dalla riforma Fornero, la cui revisione rimane un problema aperto. La proposta di Fipac è di ripristinare un sistema di flessibilità in uscita che tenga conto del fatto che non tutti i lavori e non tutti i lavoratori sono uguali. Per la FIPAC la strada giusta sarebbe ripristinare il sistema delle quote ed incentivare – con contributi figurativi o sgravi fiscali – le ‘staffette’ tra un lavoratore anziano che passa a part-time ed un giovane che entra in azienda ed impara un mestiere”.