Necessario lavorare tutti insieme per consentire ai superstiti di ad affrontare i mesi invernali in maniera agevole e ad una ricostruzione più veloce possibile.
“Quanto accaduto nelle zone del centro Italia colpite dal terremoto è una tragedia immane che vede coinvolte centinaia di persone, sorprese nel sonno da un terremoto che ha strappato loro la vita. Il mio pensiero va a tutte le famiglie che stanno vivendo questi lutti tremendi ed ai sopravvissuti che hanno perso molto, se non tutto, in quei minuti in cui la terra ha tremato”.
Con queste parole il presidente nazionale Confesercenti Massimo Vivoli ha commentato il terremoto che lo scorso 24 agosto ha interessato i territori di Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto.
“Come Confesercenti – prosegue Vivoli – oltre ad aver ideato insieme a Città del Vino l’iniziativa “Un’amatriciana per Amatrice”, in cui i ristoratori di tutta Italia, nella settimana tra il 12 ed il 18 settembre, offriranno nel loro menu una amatriciana per la ricostruzione, ci stiamo impegnando affinché si possa ottenere un piano di finanziamento, a interessi zero, per aiutare le Pmi danneggiate, sul modello di quanto già fatto dalla nostra associazione in occasione del terremoto in Emilia Romagna e delle alluvioni in Toscana ed a Genova“.
“Da Presidente della Federazione dei Pensionati, il mio pensiero oggi va, anche, a quella parte di popolazione over 65 (un terzo di quella residente nelle zone terremotate) cui il sisma ha strappato l’esistenza, privandola di parte della famiglia, della casa, degli oggetti in cui erano racchiusi, significati e ricordi di una vita”.
“Presto in quelle zone – conclude Vivoli – incomincerà a fare freddo e quindi dobbiamo tutti contribuire a raggiungere l’obiettivo di consentire agli sfollati di affrontare i mesi invernali in maniera agevole. Tutta Confesercenti è impegnata affinché si attivino, al più presto, gli interventi di ricostruzione che possano permettere a tutti, non solo agli anziani, di tornare ad abitare in quei luoghi, in case sicure. Una ricostruzione, insomma, che non privi delle proprie radici tutti coloro che desiderano tornare nella propria terra e non veder morire, sotto le macerie, anche l’ultimo barlume di speranza”.